Scarpe da running: una scelta fatta coi piedi

Caro lettore di Wikifix, oggi parliamo di scarpe da running. Saper scegliere le scarpe più adatte alle personali caratteristiche biomeccaniche rende più efficace il gesto tecnico dell’atleta, aiuta a disperdere meno energia e previene infortuni come microfratture, sovraccarichi articolari, fascite plantare e tendiniti. Pertanto, fra i vari modelli che esistono sul mercato, è fondamentale prediligere il modello in grado di adattarsi al meglio alle caratteristiche fisiologiche, biomeccaniche e tecniche dell’atleta.

 

LA STRUTTURA DELLA SCARPA DA RUNNING

Innanzitutto è fondamentale conoscere com’è fatta una scarpa da running. Essa è composta da:

  • Suola: la parte più esterna della scarpa che rimane a contatto col suolo. Vengono prodotte con diverse miscele di gomma che ne differenziano la capacità di ammortizzazione, il grip e la capacità di resistere all’usura. Il battistrada, ovvero la parte che appoggia sul terreno, ha lo scopo fondamentale di trasmettere aderenza e trazione.
  • Intersuola: strato di gomma morbida posto tra la suola e la tomaia in cui vengono racchiusi il sistema di ammortizzamento posteriore ed anteriore ed il sistema di stabilità al centro della scarpa. L’intersuola è importante per la restituzione dell’energia che scaturisce nellacompressione durante la fase di appoggio al suolo e ammortizza l’impatto del calcagno sul terreno. Nell’intersuola, in genere, sono inseriti altri materiali utili all’ammortizzamento (gel, air, waves etc.) grazie al quale il corpo puòspendere meno energia per la gestione dell’ammortizzazione, concentrandosi maggiormente sulla spinta in avanti. Questo rende meno faticosa la corsa, riducendo le probabilità di lesioni muscolari.
  • Lasting: strato ammortizzante cucito sotto la tomaia e sulla quale appoggia la soletta interna. È costituito da materiale di diversa densità per garantire un perfetto mix tra ammortizzazione e durata.
  • Soletta: è lo strato sulla quale appoggia il piede costituito da materiali che offrono ammortizzazione e assicurano che il piede si adatti comodamente all’interno della scarpa. In genere sono estraibili per facilitarne la pulizia o per sostituirle con modelli personalizzabili.
  • Collare: costituisce la parte posteriore della scarpa e ha la funzione di sostenere il tallone e il tendine d’Achille. Stabilizza il piede all’interno della calzatura impedendogli di scivolare al suo interno. Posteriormente all’area del tacco viene posizionata una “conchiglia” in plastica per sostenere il tallone.
  • Tomaia: costituisce la parte superiore della scarpa che si adatta al piede come un guanto. Essa può essere composta da diversi materiali che garantiscono traspirazione, mobilità, comodità, impermeabilità etc.

 

I QUATTRO PUNTI CARIDINALI

Per poter scegliere la scarpa più adatta dobbiamo sempre considerare quattro punti fondamentali:

  1. Ambito di utilizzo: considerare se acquistare delle scarpe da gara o da allenamento. Valutare i chilometri di allenamenti e gare (5, 10, 20 o più chilometri) e su che terreno si intende praticare la corsa (pista, asfalto, sterrato, sabbia etc.). Se si predilige l’asfalto occorrono scarpe con delle ottime proprietà di ammortizzamento, ma nel caso in cui si facciano più chilometri su strade sterrate bisogna prediligere la capacità della scarpa di stabilizzare il piede e l’articolazione della caviglia e che sia provvista di una suola adatta a terreni sdrucciolevoli.
  2. Appoggio del piede: appoggio in pronazione, supinazione o neutro. Dopo la fase di volo il piede va a contatto col terreno, prima con il calcagno e poi con tutta la pianta. In questa fase (fase di appoggio) l’arco plantare subisce un appiattimento per ammortizzare il contatto del piede al suolo. Durante questo processo di ammortizzazione l’arco plantare trasforma l’energia meccanica in energia elastica restituendola durante la fase di spinta del passo successivo. Ciò avviene quando il corridore ha un appoggio neutro del piede sul suolo e da qui deriva l’importanza di correggere un eventuale iperpronazione o supinazione del piede. Correggere il difetto di appoggio al suolo permette anche di evitare patologie da sovraccarico funzionale che possono riguardare sia i distretti direttamente coinvolti nell’appoggio (piede e caviglia) che quelli più distali (ginocchio, anca, rachide). Per capire che tipo di appoggio ha l’atleta conviene eseguire un’accurata analisi del cammino, valutare come si usurano le suole delle vecchie scarpe ed eseguire una serie di test funzionali con il proprio fisioterapista. Un appoggio neutro lascia un’impronta ad “S” rovesciata, con un consumo localizzato principalmente sotto il tendine calcaneare. Un appoggio supinato (detto anche “sotto pronato”) si verifica quando la prima parte ad entrare in contatto col suolo è il lato esterno laterale del piede. In questo caso si nota un’usura nella zona del tacco esterno. La pronazione, infine, avviene quando il piede ruota eccessivamente verso l’esterno spostando il carico sul lato interno mediale del piede. Questo tipo di appoggio provoca compensi in particolare di ginocchio ed anca e destabilizza le funzioni biomeccaniche. Le scarpe di un pronatore  mostreranno un’ evidente usura sul lato interno del tallone e sotto l’ alluce. Il nostro consiglio è quello di prediligere sempre scarpe con appoggio neutro e di personalizzarle con plantari su misura. È una scelta obbligata per chi ha difetti di appoggio, ma a scopo preventivo sarebbe una scelta azzeccata per tutti i corridori.
  3. Peso dell’atleta: in genere si considera leggero un atleta uomo di 60/65 kg, medio tra i 65 e i 75 kg e pesante sopra i 75 kg. La scelta del peso delle scarpe va fatta in base al peso dell’atleta tenendo conto che un atleta pesante ha bisogno di un paio di scarpe più pesanti trovando il giusto compromesso tra peso della scarpa (più leggera è e più è performante) e capacità di ammortizzamento (una scarpa pesante ammortizza di più).
  4. Differenziale antero – posteriore: riguarda la differenza di spessore della suola e dell’intersuola tra la parte posteriore e quella anteriore della scarpa. Influisce molto sulla biomeccanica della corsa, poiché minore è la differenza e maggiore è l’allungamento che subisce il tendine calcaneare e il tricipite surale nella fase di appoggio al suolo del piede. In questo modo si incrementa l’accumulo di energia elastica e si migliora il rendimento, ma al tempo stesso si rischia di sovraccarica il tendine d’Achille ed incorrere negli infortuni da sovraccarico descritti nell’articolo della scorsa settimana.

 

CLASSIFICAZIONE SCARPE DA RUNNING

Le scarpe da running si suddividono in sette categorie:

1.    Minimaliste A0 
Scarpe leggere (150/300 gr) con l’obiettivo primario di favorire il movimento fisiologico delle articolazioni di caviglia e piede. Favoriscono una posizione biomeccanica ottimale correggendo piccoli problemi di postura.

2.     Superleggere A1
Hanno un peso inferiore ai 250 gr. E sono ideali sia per allenamenti che per competizioni sui piedi di runner leggeri e senza problemi di appoggio.

3.    Intermedie A2
Peso compreso tra 240 e 300 gr. Con buone capacità di ammortizzamento e possono presentare stabilizzatori per correzione di un’eventuale iperpronazione. Ottime per gare dal ritmo moderato.

4.    Massimo ammortizzamento A3
Superano i 300 gr di peso ma offrono un ottimo comfort grazie all’elevato potere ammortizzante. È molto frequente l’uso di queste calzature per l’allenamento.

5.    Stabili A4
Ottime per correggere i problemi di eccessiva pronazione e per atleti pesanti. Garantiscono sostegno, protezione e stabilità.

6.    Trail Running A5
Scarpe studiate appositamente per la corsa su sterrato e in montagna. Sono traspiranti e spesso impermeabili e garantiscono la massima tenuta su tracciati sconnessi.

7.    Chiodate – Specialistiche A8
Modello caratterizzato dalla presenza di chiodi sull’avampiede. Usate nelle diverse specialità su pista.

 

COSA CAMBIA PER LE DONNE?

Spesso succede che le atlete di sesso femminile scelgono modelli di scarpe da uomo, ma più piccoli. Fino a una decina di anni fa non esistevano i modelli per il gentil sesso, ma negli ultimi periodi la ricerca scientifica ha sviluppato materiali e forme idonee a esaltare le caratteristiche fisiologiche e biomeccaniche delle donne; caratteristiche ben diverse da quelle dell’uomo.

Innanzitutto la forma del piede è differente, poiché quello femminile ha un tallone più stretto in proporzione all’avampiede e, in scarpe fatte su misura per gli uomini, il piede scivolerebbe all’interno della tomaia.

Inoltre le donne pesano in media meno degli uomini. Le scarpe son sempre state progettate per ammortizzare il gesto atletico, ma facendo riferimento al peso maschile. Un’atleta di sesso femminile si troverebbe con uno strato ammortizzante di densità decisamente superiore a quella necessaria con il risultato di non ottenere la massima ammortizzazione.

 

Come abbiamo visto una scelta corretta migliora il gesto tecnico dell’atleta, diminuisce il rischio d’infortunio e rende la falcata energeticamente meno dispendiosa. Quando dovete cambiare le scarpe lasciate scegliere ai vostri piedi.

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